Champéry: il mago della pioggia è Danny Hart, più veloce del torrente in piena. Emmeline Ragot raccoglie il secondo titolo
Il Mondiale più brutto degli ultimi anni. Una pista al limite del possibile che ha fatto fuori uno dopo l’altro tutti i big. Un’organizzazione di cui si sono viste le falle fin dai primi giorni. Un meteo che si è accanito sulle finali del downhill, con una giornata piovosa che si è trasformata in diluvio proprio quando ai migliori quindici atleti è toccato scendere su una delle piste più verticali al mondo.
A sorridere è Danny Hart, 19 anni, britannico, che in sella alla sua Giant ha fatto tutto ciò che ha voluto e si è lasciato alle spalle tutti di undici secondi, un distacco inedito per la gara regina della stagione. Hart è letteralmente volato giù dalla pista, regalando numeri nelle parti più tecniche e viscide, whippando al massimo ogni salto e accendendo il delirio generale quando è riuscito, unico tra gli ultimi quindici a scendere, a segnare un tempo migliore di Damien Spagnolo, argento, sceso quando ancora la pista non aveva assunto le sembianze di un torrente in piena. Sam Blenkinsop coglie il bronzo. Aaron Gwin, migliore nelle prove cronometrate e ultimo a partire, cade quando era dietro ad Hart di poco meno di un secondo. Tra gli italiani, Marco Milivinti chiude 13esimo con un’ottima gara e una discesa pulita e decisa; Lorenzo Suding, che era settimo fino al secondo intertempo, cade in una delle parti più insidiose della pista perdendo secondi preziosi e finendo 19esimo.
La gara femminile ha goduto di una pista zuppa d’acqua ma condita da una pioggerella leggera, meno fitta di quella scatenatasi per i maschi. Meritatissima seconda maglia iridata per Emmeline Ragot, che porta a termine una run pulitissima ed efficace. Myriam Nicole, dopo aver fatto la danza della pioggia per tutta la settimana, chiude solo quarta nonostante fosse prima con nove secondi di vantaggio al secondo intertempo. Argento per Rachel Atherton, bronzo a sorpresa per Claire Buchar.
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