Lorenzo Suding racing diary #24: terzo titolo italiano. Wuay!!!
Penso che a Scopello avrei fatto più fatica a vincere. Ero appena tornato dall’America e avevo un jet-lag pauroso. Diciamo che non ero molto in me, però non avevo scelta, dovevo concentrarmi al massimo e quello richiedeva tutta la mia energia. Forse l’annullamento è stata la mia fortuna, dandomi un una settimana intera per riprendermi, lavare la mia roba e allenarmi finalmente sulla mia pista di casa, a Pila. Ormai è diventata una mia tradizione avere una piccola pausa prima dei Campionati italiani. Prendo con calma la mia bicicletta dal garage e prendo l’ovetto e mi sento a casa. Ho smontato tutti i pezzi della mia bici, li ho cambiati o messi a posto e rimontati. I miei vestiti erano di nuovo puliti e finalmente il mio orologio interno si era reimpostato per l’Italia. Domenica ho girato tutto il giorno come un pazzo. Sentivo freschezza.
Con Adele, la mia ragazza, siamo partiti mercoledì, con tanta calma, col camper dei suoi genitori. Il camper non ha garage, anche il bagno era occupato da lampade, cavi e caschi. Per pranzo ci fermiamo sulla tangenziale di Torino all’Ikea. Mi prendo 20 polpette e ci facciamo un giretto. Arriviamo a Sestriere alle 17 e montiamo il gazebo. Mi metto sui rulli e giro le gambe per una ventina di minuti mentre Adele prepara cena.
Giovedì
In mattinata, dopo una lunga colazione, vado con Emanuele Vicenzi a fare due giri. La velocità degli ovetti mi fa venire i brividi. Il trasferimento per arrivare alla pista è fantastico: avrei fatto partire la gara dalla stazione d’arrivo. La prima impressione della pista è molto buona, sento però che per fare la differenza devi tarellare senza grossi sbagli. Non ci sono tanti pezzi tecnici: tutta autostrada, ma penso che le sponde avranno un altro aspetto domenica. Vedo già dei bei buchi in staccata e in mezzo alle paraboliche.
Di sera butto un occhio sulla bicicletta e giro un pò le gambe. Dopo cena ci guardiamo due film.
Venerdì
Iniziano ad arrivare camper e furgoni, si alzano i gazebo. Saluto un po’ di gente e vado a farmi un giretto sulla pista a piedi con Milivinti e Mazzolini. Sono contento che col Mili si possa condividere le linee. La pista non ha una grande ampiezza di scelta. le linee sono tutte abbastanza ovvie e vediamo più o meno le stesse cose. Torno alla base con i piedi un po’ doloranti. Forse non dovrei camminare in montagna con le ciabatte.
Justyn mi porta le mie nuove scarpe 5Ten. Mangiamo una delle mitiche insalatone di Adele e vado a girare con i miei compagni di squadra Manuel, Robert Bickerdike e i fratelli Bionaz. Scendiamo lentamente fermandoci sui punti chiave per discutere sulle varie linee. Su una curva contropendente mi si scappa la gomma anteriore e placco in pieno un alberello con la spalla destra. Per un attimo mi prendo male e penso che sia successo qualcosa di grave. Faccio versi strani cercando aria, mi tolgo il casco e mi butto con la bici dietro la fettuccia. Riesco a muovere la spalla. Fortunatamente non è uscita. Mi metto in bici e inizio a scendere senza problemi. Sorrido perché so di aver avuto un bel culo per essermela cavata così. Prendo un Voltaren e faccio una pausa. Nel pomeriggio faccio altri tre giri senza problemi. Di sera ci facciamo una passeggiata e prendiamo un aperitivo in paese. Dopo cena facciamo un salto al bar con tutti i altri.
Sabato
La spalla mi fa un male cane, ma non mi cede la forza. Da esperienze passate, se non riesco a tirare su il braccio, non mi reggo in bici. Prendo biscotti e il succo ed esco dal camper sulle punte dei piedi per non svegliare la bella addormentata. Vado dai Bionaz sotto il gazebo Black arrows e faccio colazione con i ragazzi. Sabato inizio a sentire la pressione. Tutto è un po’ diverso e apro di più il gas. Prendo sul serio tutto quello che faccio e smetto di scherzare su ogni cosa. Sento che il davanti mi scappa sulle paraboliche e noto che il problema è che le gomme si piegano all’apice delle sponde. Aumento di poco la pressione e indurisco di due click la forcella. L’ultimo giro mi prendono il tempo e batto Milivinti di mezzo secondo.
Preparo la bici per il giro di prove per-gara. Tutto deve andare a modo perché non voglio dovermi stressare la mattina della gara. Di sera Adele attacca due foglie di cavolo sulla mia spalla con del nastro americano per tirare fuori la botta.
Domenica: Race Day
Faccio una colazione abbondante. Mi vesto e prendo l’ovetto con Rab (Bickerdike). Ripeto nella testa la pista e scendo piano senza fermarmi per non commettere errori.
Preparo la bici per la qualifica. Cambio il deragliatore e metto su le ruote da gara gommate nuove. The bike is race fit. Mi riscaldo per venti minuti sul rullo. Partenza è a mezzogiorno e mezzo.
Parte Milivinti e mi metto nel casello di partenza e stringo forte la maschera contro il mio viso. Parto scattando e alzo di due marcie. Nelle prove non avevo provato a fare la prima curva così forte e non frenando abbastanza mi porto fuori dalla linea interna. Dovendo correggere parte una parolaccia e mi deconcentro: sbaglio anche la seconda curva. Mi riprendo sui salti, dopo il primo pezzo della pista. Il pezzo intermedio, quello più tecnico lo azzecco meglio che mai, e sapendo di aver un tempo discreto, mi accontento e uscendo dall’ultimo bosco rallento e finisco in scioltezza.
Per pranzo mangio melone e prosciutto. Devo stare leggero. Quando Rab finisce la sua gara lascia la bici al volo nel paddock per aiutare a prepararmi per la mia run finale. C’è un pick-up che lo porta in partenza con la bici da strada col rullo e un set di ruote di ricambio.
Sento della gente che parla di possibile pioggia, quindi metto sulla forcella un parafanghino. Dopo aver fatto un giretto per il campo gara per vedere se il nuovo deragliatore funziona bene mi vesto per l’ultima run della giornata. La maschera è pulita, il numero è sulla schiena e l’iPod mi pompa con del quality drum&bass. Do un bacino a la mia morosa, che mi sussurra delle belle cose e parto.
Arrivo in partenza in un attimo. Sulle curve del trasferimento non potevo che lasciar slittare un po’ le ruote. Quelle piccole soddisfazioni sono oro prima della gara. Becco Rab col rullo pronto che mi dice che c’è tempo: ritardo per una bandiera rossa alzata. C’è freddo ma grazie a Rab ho la giacca. Gli dico che torno in 20 minuti e vado a farmi un giretto intorno a schiarirmi i pensieri. Dopo un quarto d’ora mi chiama Rab e mi manda sul rullo. Vedo gli altri rimanenti e noto una certa tensione. Tutti sono concentrati e nessuno chiachiera. Ascolto l’ultima canzone che mi fa entrare in modalità di gara. Ci salutiamo tutti, Gamby, Mili, Cozzi e io.
Parte il Mili e mi metto sotto la casetta di partenza. Mi metto la maschera e guardo la prima curva. Sento il via e parto. Stavolta non faccio cazzate, riesco a stare dentro le prime due curve e già mi sento più leggero. Da lì in poi vado sciolto e convinto e mi diverto pure. Tiro due jolly: uno prima del ponticello, dove mi si è partito un pochettino il davanti, l’altro subito dopo, in parabolica. Per il resto tutto va alla grande. Passo il traguardo col miglior tempo. Mi fanno sedere sull’hot seat e sento Ugo, lo speaker, dire che Cozzi è dietro. Sento i brividi, vedo Adele e tutti gli amici che sono venuti apposta a tifarmi e non riesco a trattenere le lacrime. Viene Corrado a farmi i complimenti e Ugo annuncia che sono campione 2011. E’ veramente strano il momento che passa da quando sei ancora in gara a quando hai finito vincente. Ci vuole un attimo per crederci. Tutta la pressione si dissolve in un attimo ed è come se tutti i tuoi muscoli rammollissero. Dopo due interviste mi portano via per l’antidoping.
Vorrei ringraziare tutti i miei sponsor, la mia ragazza Adele Oliva, il mio amico Rab Bikerdike, la mia famiglia sparsa tra Washington e Monaco di Baviera, Il mio bellissimo team composto solo da amici, e per ultimo ma non per di meno ringrazio tutti i miei amici che credono in me.
Senza di voi non avrei quest’onore e siete tutti con me sul gradino più alto! A presto!
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Il sito ufficiale di Lorenzo Suding.
Le puntate precedenti del diario di Lorenzo Suding.
I risultati della gara di Sestière.
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