Atto d’accusa di un’Elisa Canepa infuriata: «Il CT della Nazionale mi discrimina»
«Voglio rendere partecipi tutti gli italiani degli aspetti negativi di questo sport». Elisa Canepa, campionessa italiana di downhill e, fino al 2008, atleta di punta della Nazionale di Antonio Silva, non ha digerito la mancata convocazione al Campionato europeo del prossimo fine settimana in Norvegia: «Purtroppo, come nel lavoro o nella vita sociale, non conta più essere bravi, ma altri aspetti, come la simpatia o chissà cos’altro». La Canepa, che ha aperto quest’anno una sua società sportiva, la Eli-Ca RRide, con la quale organizza stage e corsi di discesa sui sentieri di Pietra e Finale Ligure, ha focalizzato la sua stagione sulle gare nazionali e sul Superenduro, vincendo quasi tutte le manifestazioni a cui ha partecipato, ma correndo in Coppa del Mondo soltanto la tappa di Commezzadura, senza riuscire a qualificarsi per la finale. «Secondo me, il CT della Nazionale dovrebbe seguire tutti gli atleti senza discriminazione – continua la Canepa -, dovrebbe convocare in Nazionale per merito e per i risultati e non per proprio piacere, dovrebbe essere in assoluto il più oggettivo di tutta la Federazione ciclistica, perché ha un ruolo fondamentale nella crescita di questo sport».
Elisa Canepa ricostruisce gli ultimi tempi di un rapporto che si è deteriorato per sospetti e dietrologie: «Il mio rapporto con il CT è nato circa cinque anni fa e, nonostante le nostre idee un po’ diverse, non abbiamo mai avuto problemi fino all’anno scorso al Campionato italiano di Collio. Nei giorni precedenti alla gara, mi è arrivata voce che il CT complottasse contro di me, allenando di nascosto un’altra concorrente (Alia Marcellini, che poi ha vinto la gara, ndr) sulla pista degli italiani, affiancato da un big del downhill (Alan Beggin, ex campione italiano e componente dello staff azzurro, ndr). Non ci potevo credere, così andai a Collio qualche giorno prima per provare la pista. Vidi con i miei occhi proprio i due che si allenavano assieme, sotto il occhi del CT. Dopo l’italiano, ho mosso questa accusa al CT, e l’unica risposta che ho ottenuto è stata “Potevi venire a girare con loro anche tu“».
Il rapporto con Silva si è deteriorato, «ma il CT ha un ruolo fondamentale nella Nazionale» e «ho chiesto al CT di mandarmi le solite tabelle di allenamento invernali. Non ho mai ricevuto risposta. L’allenamento l’ho poi fatto da sola, con ottimi risultati durante questa stagione. Ho vinto quattro gare di downhill, due gare di enduro, sono arrivata seconda al Campionato italiano di four-cross e ad una downhill marathon, non mi sono qualificata in Coppa del Mondo per una caduta».
La Canepa ha allora chiesto le motivazioni della mancata convocazione a Silva: «Mi ha risposto che l’Europeo non è una gara regionale o una sgambata tra amici, e che ritiene che io non abbia reali obiettivi agonistici a livello internazionale, che sarebbero il fine ultimo delle convocazioni in Nazionale. Mi ha addirittura rimproverata di fare foto durante le trasferte per metterle sul mio sito, ma credo che farsi pubblicità tramite siti web, giornali o sul campo gara non sia un attaggiamento da turista». La Canepa conclude il suo atto di accusa chiedendosi «perché, non avendo obiettivi agonistici internazionali, arrivo davanti ad altri che sono stati convocati nelle gare in cui partecipo?» e perché la Nazionale «non porta i più forti d’Italia, ma solo quelli che partecipano a più gare internazionali?».
«Ringrazio comunque tutti quelli che mi sostengono – conclude -, sia psicologicamente, sia economicamente, e tutti quelli che sanno che non sono una turista, ma un’atleta che ha tanta voglia di fare in questo sport, sia attraverso le gare, sia attraverso il mondo del turismo in mountain bike».
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Non è obiettivo di MTBnews.it accendere o alimentare polemiche, ma un atto di accusa così forte merita spazio. Attendiamo una replica di Antonio Silva e degli altri interessati, ricordando che i commenti sono moderati. Il primo passo, comunque, è l’auto-moderazione.
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