Lorenzo Suding racing diary #21: bis all’Italiano, wuaaaaaaay!
Parto con il solo pensiero di vincere e non mi perdo in altri pensieri. Niente internet, niente tele, niente di niente. L’unica cosa che riesce a distrarmi è una ragazza che mi rende scemo da inizio stagione, ma mi passa con un po’ di hip hop. «Devi riconfermarti», mi dico.
Arrivo all’Abetone il mercoledì, dopo sei ore di macchina e code su code sull’autostrada del Sole. Non c’è nessuno, mi parcheggio in mezzo al piazzale dell’arrivo, tiro fuori bici, tutore, casco e vado per un paio di discese. La pista non è cambiata, e me la ricordo bene. Il terzo giro lo faccio già a tutta. Ottimo, mi sento bene, so essere tornato al vecchio me, di prima del ginocchio. Prendo le chiavi del residence e porto su i rulli e la bici da strada con la gomma anteriore a terra. La piazzo sul balcone e prima di andare al letto sciolgo un po’ le gambe. Doccia calda e a letto… Mi sveglio presto, faccio collazione al bar con Leo del noleggio bici.
Il campo gara non mi piace, mi ricordo due anni fa: faceva un caldo boia lì e poi la polvere che facevano le bici in arrivo ti soffocava. Poi per non parlare della pendenza… la bici sul cavaletto ti cadeva con un soffio di vento. No stavolta mi baso al parking di sotto con tutti i camper, non ho bisogna di essere con gli altri team grossi, anzi stavolta ho con me tutta l’attrezzatura che mi rende autosufficiente, quindi decido di isolarmi dal caos dell’arrivo e stare vicino con tanti dei miei amici. Ho a due passi il camper dei Bionaz, che sono diventati quest’anno la mia base alle gare. Con loro mi sento al mio agio a in più mi lasciano sempre scroccare pranzo. Dopo il quarto giro la giornata è andata, e ci si ritira a lavare e mettere a posto la bici. Con l’idropulitrice e il compressore mi sento un grande pro. La bici non era sporca per niente, ma come faccio a resistere di usare la nuova attrezzatura. Come quando compri un cellulare nuovo e ti gasi e chiami i tuoi amici senza motivo solo per la soddisfazione… Butto tutto nello Scudo e torno all’appartamento a piedi.
L’indomani mi sveglio, apro il mio laptop, e parte automaticamente la canzone che ascolto da un paio di giorni continuamente… We own the sky degli M83… Apro le verande e mi brilla il sole in faccia. Dopo il giro a piedi con Claudio Cozzi, Walter Belli, Paul e Davide Bionaz, mi fermo a mangiare pranzo alla base dei Black Arrows al camper. Se c’è una cosa che mi gasa delle gare quest’anno e di stare finalmente di nuovo tra amici senza stress, solo risate e racconti.
Torno al gazebo GT e mi accorgo che è stato arricchito di frigo Redbull, divano spettacolo e un’altra GT Fury. Che stile, stavolta mi sento quasi un pro, ahahah! Prendiamo le bici, e con Walter ci spariamo due giri a tutta beccando le linee calde che abbiamo visto a piedi. Di sera vado a mangiare una pizza con i Black Arrows che sono già arrivati e dopo la seconda birra, ci coccoliamo anche con un gelato. Torno al appartamento e faccio venti minuti di rulli sul balcone con un tramonto da paura. Gli altri, come al solito, si fermano a bere un colpo. Guardo un video di arrampicata e mi addormento, dimenticandomi che volevo stretcharmi..
Sabato mattina mi sveglia Paolo Perino, il mio meccanico, che si è sparato cinque ore di macchina dalla Val di Susa, per dirmi che è lì e che mi aspetta sotto il gazebo. Gli dico che non ci sto dentro e che dormo ancora mezz’oretta, sapendo che per questo mi beccherò una bella insultata. Alle 9.30 sono da lui e stranamente non m’ insulta. Sarà di buon umore. Tiriamo fuori la roba e mi cambia ruote e dischi. Gli dico che sto weekend, per cambiare, dato che c’è lui, voglio la bici più scorrevole possibile. Quindi i dischi non devono toccare e tutti i cuscinetti della bici devono levitare. Attaco il laptop al generatore e le casse che ha portato Belli. Un po di Sublime per iniziare la giornata easy. Vado col mio meccanico alla base Black Arrows e gli presento i ragazzi. Si vede che si trova subito a suo agio, perché inizia a sparare cazzate con loro.
Dopo il brunch ci vestiamo con comodo e saliamo per una discesa. Torniamo al volo dopo la prima per il calore e facciamo una piccola chill-session con Redbull e del sound rappuso U.S.A. Chiacchieriamo un po’ sulla pista e ci rimettiamo il casco. Facciamo solo tre discese, tanto la pista è rimasta sempre la stessa e mi soddisfa il ritmo che ho trovato. So che la gara si vince nel pedalato e nell’ultimo bosco. Di sera laviamo, soffiamo e avvitiamo. La bici non è mai stata cosi lucida.
Andiamo a fare aperitivo in sei. Walter, Elisa, la sua ragazza, David e Simone di Parma, amici di Walter, Paolo ed io. Sento un po’ di febbre, quindi bevo del vino rossa e butto giu due aspirine che mi ha dato Ornella, mamma Bionaz. Dopo il secondo giro, ci spostiamo all’unico ristorante che serve ancora cena alle 9. Non so se avete notato che all’Abetone si mangia cena alle 4.30. Si vede che ci si diverte proprio, lì!
Mi butto a letto alle 11, con Paolo che bestemmia perché gli tocca dormire nel divano letto baby-size. I piedi gli uscivano di venti centimetri, e io avevo il super king-size letto matrimoniale. Domenica mi vesto e vado a fare colazione, quando Walter mi dice che l’allenamento è dalle 7.30 alle 8.30 guardo l’ora e sono già le 8.05. Cazzo! Prendo la bici dalla macchina di Paolo, montiamo le ruote, prendo le chiavi dello Scudo, e faccio uno scatto fino al gazebo. Mi metto casco, tutore e ginocchiere e vado alla seggiovia. Sono vestito come andassi a fare un giro in centro. No problem, i pins dei pedali sono alti un centimetro, e non ho manco le solette nelle mie Etnies sottili che uso per andare a ballare. Quindi faccio una discesa con appresso il portafoglio e cellulare: non si sa mai, forse mi fermo a bere un caffè, che non ho ancora fatto la collazione.
Mi rendo anche conto che ieri, volendo far tallonare le gomme, abbiamo gonfiato a 5 bar e le abbiamo lasciate così. Eddaaieee, s’inizia la giornata con un bel calcio nei coglioni! Ridendo, torno al gazebo con la gente che mi guarda. Anche loro ridono. Guardo l’orario della mia partenza. Ho quasi quattro ore di tempo per vestirmi, prendere la bici ed essere in partenza. Meno male che gli orari sono così ben progettati.
Manuel Dal Pozzo, uno del mio team, viene a dirmi che lo hanno squalificato perché i nostri carissimi giudici ieri, nelle prove obbligatorie, invece di essere in partenza della pista erano al bar dell’ovovia a prendersi un caffè. Quindi anche se facevi 7 giri, come ha fatto Manuel, ti contavano quando per caso ti vedevano uscire dall’ovetto. Corrado Hérin ed io siamo andati a lamentarci. Lui diplomaticamente, ed io anche, ma poi quasi perdevo la calma. Purtroppo non c’era la Titta, di solito se c’è qualcosa, lei riesce a sistemarlo. Non so se avete già cercato di ragionare con un classico giudice della FCI: in pratica, è impossibile. Puoi essere Corrado Hérin, ma non ci riuscirai mai. Nel loro vocabolario esiste solo «No», «Sei squalificato» e «Permesso, devo andare». Bravi, complimenti per la scelta delle parole, sembrate i politici quando vengono beccati! Comunque stavolta gli squalificati hanno chiuso la pista, e i giudici hanno deciso di farli partire comunque.
Prima della qualifica mi rilasso sotto il gazebo mettendo tutte le cose in ordine. Mascherina pulita, numero sulla schiena e un’ultima occhiata alla bici. Prendo l’iPod e mi faccio un giretto sulla statale con la Fury. Mi sento molto connesso alla gara. So di aver fatto tutto e non avevo lasciato niente al caso. Il ginocchio non mi dà più fastidio. Non mi sono mai sentito così sicuro.
Torno a cambiarmi e salgo con Walter in partenza. Parlo poco nell’ovetto, ho solo una cosa in mente: la pista. Scendiamo sul trasferimento a due all’ora, che l’unica cosa che può rovinarmi la gara è bucare. Alcuni si concentrano, a parte Gamby e Walter che sparano cazzate e se la ridono. Parte Cozzi, poi Mili e poi aspetto il «Go!». Cerco di vedermi da fuori e entrare in trans. Parto con una marcia semi-dura, due pedalate ed entro nel ritmo in un attimo. Sbaglio la prima staccata ed entro un po’ forte nella prima curva che taglio e tiro dritto nella sponda che mi salva, mi do una regolata e continuo la gara senza esagerare e senza sbagliare, ma pedalando tutto quello che ho. Finisco primo con quattro secondi di vantaggio sul secondo. E con un bel sorriso piantato in faccia torno al gazebo con gente che viene a farmi i complimenti come se avessi già vinto. Ringrazio senza ricordargli che la gara è dopo.
Mi cambio e con Paolo andiamo alla base Black Arrows per un piatto di pasta. Tutti sono stragasati per la gara e ci raccontiamo delle linee sbagliate e dei jolly usati… Becco il mio buon amico Giacomo che è venuto su da Lucca a tifare, e giochiamo un po’ a calcio per passare il tempo. Torno al gazebo e faccio venti minuti di rulli. Mentre mi sto cambiando viene Corrado a darmi un po’ di consigli. Mi dice di non andare oltre quello che ho fatto prima, dovrebbe bastare… Gli dico che sono pronto e caldo. Mi preparo con calma ascoltando del punk.
Paolo ci porta su la bici da strada e i rulli. All’arrivo dell’ovovia, ci piazziamo sul balcone, Walter salta sul rullo e io vado un po’ per le mie a focalizzare. Ascolto due pezzi tranquilli dei Christal Castles guardando il paesaggio. Torno al balcone e inizio a riscaldarmi sui rulli, stavolta ascoltando del metal. Mancano venti minuti e do felpa, cappello e mp3 a Paolo. Il vento è freschissimo, e l’adrenalina lo rende ancora più fresco. In partenza vedo Mili sui rulli, e altri stile avvoltoi che si scaldano girando attorno in bici. Mi metto la mascherina e mi siedo sulla bici e aspetto. Una cosa è cambiata da tutte le altre gare quest’anno: mi sentivo vuoto dentro, senza pensieri, sentivo solo la bici. E me la sentivo mia. Guardavo la Minion nuova davanti, e mi gasava.
Non mi ricordo di nulla, so solo che quando sono arrivato, i miei amici non mi lasciavano scendere dalla bici e mi si sono buttati tutti addosso! Mi sollevavano e tiravano e spingevano e gridavano «Wuaaaaaaaaaay!» come dei vandali! Mi tolgo il casco e cerco di respirare. Tutti mi fanno i complimenti, Corrado mi fa pollice in su e sorrido. Torno al gazebo con il mio team attorno a me e mi sento di colpo tranquillissimo. Obiettivo raggiunto! Posso andare a casa con la mente a posto. Sul podio stavolta non sono sbronzo, e mi comporto bene.
Non riusciamo a cantare l’inno perché ci interrompono il podio per portarci all’antidoping. Deportati in un furgone ad un hotel. I controllori e i dottori erano stressatissimi e si lamentavano che erano lì dalle 2. Erano le 19.00. Poveri, è duro il loro lavoro, ed è pure domenica. Mi prendono la sangue e la pipì. Torno al campo gara deserto con solo lo super-Scudo in mezzo che aspetta. Paolo aveva già rimesso tutto apposto, ed ero pronto a partire. Stranamente non me la sentivo di festeggiare. Erano le 21.30. Chiamo Giacomo e gli dico che torno a casa a Pila. Walter mi ha lasciato quattro Redbull in macchina. Mi cambio e accendo il motore. Una sosta a Novara, e arrivo a Pila alle 2.47. Tiro fuori solo il mio laptop ed entro in casa. Mi faccio una doccia calda e veloce e mi butto nel mio comodissimo letto. Provo a chiamare i miei su Skype che sono a Washington, non sono connessi. Mi addormento alle 3.20.
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Ringrazio i miei Sponsor Simone Maltagliati di GT bicycles per la bici più veloce sulla faccia della terra, Mauro Cornaz, Angela e Sergio della Pila spa per il grandissimo aiuto e per le piste più fighe, la Regione Valle d’Aosta per il supporto economico, Reinhart e Elias Somvi di Alutech per la componentistica e le ruote, Franco Ferrero di Risico bike shop che mi ha preso sotto l’ala da quando sono in Italia, Etnies per le tante scarpe i vestiti da paura, Brux per il bite e il supporto, i miei amici Bettega Jr. e Sr. dell’Agip n°1 che mi lascia rubare tanta di quella benza, Spy per le mascherine più stilose, Tony del Old distillery pub per tutte quelle pinte, Formula per i freni più forti al mondo, Selle Italia, Ivo e Marco di Lucchini perché mi mettono a posto la bici in così poco tempo, Loris di Cicli Promo per tutte quelle gomme Maxxis, Bruno Zanchi di Axo, Accapi per il preziosissimo intimo tecnico. Grazie a Tropiano per gli adesivi per lo Scudo e il casco, Amedeo e Gianni del Swit board shop Aosta per gasare i ragazzi a uscire e andare in skateboard e snowboard invece di stare a casa a giocare alla Playstation.
Sul piano personale, abbraccio i miei genitori Elena e Paul che vivono a Washington e la mia sorella Lucrezia a Munchen per la forza e direzione che mi guida, un altro abbraccio va a Ornella, la segretaria del team e i suoi figli Davide e Paul Bionaz. Senza di lei tutto sarebbe stato un gran casino: sono diventati come una seconda famiglia per me. Lorenzo “Loppi” Visconti il mio fisioterapista e grandissimo amico che non ha paura di lavorare così di fretta, Paolo Perino il mio meccanico con la battuta sempre pronta, Luca “Piotta” Benedet il mio fotografo e amico del cuore, ugualmente Fabrizio Troilo, il mio super-manager che organizza la tifoseria, il capo dei pirati Corrado Hérin, il mio idolo che è diventato mio amico (spero di rimanere sempre giovane come lui), ringrazio anche Roberta Hérin della contabilità per tutto il lavoro di formalità, Robert Bickerdike per i consigli e le uscite in bici, Justyn Norek e i suoi genitori per essere i miei amici, Walter Belli per i good vibes. Ringrazie Antonio Silva, Ct della Nazionale, che ha sempre creduto in me, Sergio e Claudio di Surfing shop che mi danno sempre volentieri una mano. Grazie a Roberto Vernassa di Argentina bike, una delle persone più sincere e care del nostro sport, Romano Favoino per i consigli e le chiacchierate e le risate su Skype e per ultimo ma sicuramente non per importanza i miei carissimi Black Arrows, il gruppo di amici più gasato al mondo, che con il loro support mi hanno dato la forza e motivazione necessaria per vincere!
Un ultimo grazie a tutta la downhill in Italia per avermi accolto come se fossi sempre stato qui e fatto sentire a mio agio!
Un sincero in bocca al lupo al granchio più veloce della terra, Marco Bugnone, per il suo infortunio alle vertebre. Se ci fosse stato lui forse le cose sarebbero state diverse.
Wuaaay, Black Arrows rule!!!
Link
I risultati del Campionato italiano dell’Abetone.
Le puntate precedenti del diario di Lorenzo.
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