Il racconto fotografico di Schladming. Prima parte
C’è chi ha aspettato anni per vederlo in maglia arcobaleno. Lui è Steve Peat, e il suo stile sempre all’attacco è inconfondibile, anche su una pista forse non adattissima alle sue caratteristiche. Il britannico ha chiuso settimo, a più di otto secondi. Ma i flash sono stati tutto il week end per lui e per la tanto bramata tenuta.
«La pista è durissima, non mi piace». Però ha girato forte nei due giorni di prova e in qualifica, e fortissimo in finale, quando solo una prestazione maiuscola di Tracy Moseley e due tempi intermedi un po’ alti le hanno negato il primo successo in carriera in coppa del mondo. Floriane Pugin sale però sul secondo gradino del podio, e il prossimo anno riparte per puntare al risultato pieno.
Ben Reid si è trovato subito a proprio agio su questo tracciato arrabbiato e umido. Ma domenica in finale qualcosa non è andato per il verso giusto, e l’irlandese non è riuscito a ripetere l’ottavo posto della seeding run. Il potenziale indubbiamente c’è…
Lorenzo Suding, ritratto in foto durante la semifinale pochi metri prima di un “over the bar” clamoroso che lo ha tagliato fuori per un problema meccanico, era l’unico italiano a poter entrare nelle posizioni che contano. E infatti aveva un ottimo 32esimo intertempo prima di buttare alle ortiche l’ennesima prestazione positiva. Da tirata d’orecchie anche il suo esordio nel four-cross, quando ha perso l’inizio della sua batteria perché sceso a fondo pista per fare una riparazione alla sua bici. Le buone impressioni suscitate in prova e in qualifica meritano una diversa preparazione: ritenterà il 4X nel 2010?
Mick Hannah non ha trovato il proprio feeling su questa pista. Dopo un inizio di stagione strepitoso, il suo rendimento è calato progressivamente su piste sempre più tecniche e che i suoi concorrenti conoscevano meglio. Il bronzo conquistato a Canberra fa sperare per il futuro, e il suo stile unico lo inserisce tra i top rider anche per la prossima stagione, puntando in alto.
Crescere supportato da due campioni non è un lusso concesso a tutti. Quando poi i due campioni sono Steve Peat e Greg Minnaar, o ti chiami Josh Bryceland oppure non puoi reggere la pressione. Il giovane britannico invece sfodera una prestazione dietro l’altra. Non sembrava particolarmente in palla, ma in finale ha colto un importante ottavo posto, ad appena due centesimi dalla “guida spirituale” Peaty. Impressionante.
Wyn Masters ha colto un importante 22esimo posto in finale, ha dato spettacolo nel four-cross uscendo ai quarti. Il suo stile ruvido si fa riconoscere da lontano, e nell’ambiente è il beniamino di tutti per i suoi scherzi e le sue trovate. Quando ha perso i pedali sul salto finale, appena prima del traguardo, la folla è esplosa in un boato. «E’ un bel da fare stargli dietro ai party – racconta Tomaso Ancillotti, il suo team manager – ma ormai il peggio è passato», scherza.
Davide Sottocornola rientrava in coppa dopo uno strano percorso. Super-amatore nel 2008, quando ha dominato la stagione italiana del downhill e dell’enduro, vincendo praticamente ogni gara disputata tra i master, cogliendo il titolo italiano assoluto, vincendo il circuito italiano downhill e il Superenduro. Poi, agonista nel 2009, scippato da un successo rimasto virtuale a Caldirola, Davide ha trovato però un livello mostruosamente alto: «Vanno tutti troppo forte, ho fatto tutto ciò che ho potuto – racconta – ma la qualificazione era praticamente impossibile». Ha chiuso 119esimo a 37 secondi. Sottocornola tenterà di rifarsi in casa nelle gare di fine stagione.
“Le Roi” Fabien Barel ha girato a tutta sfruttando la sua incredibile forma fisica. Quando però sul suo percorso ha incontrato una roccia, non c’è stato più nulla da fare. E con un disco storto, la sua azione è stata frenata fino al traguardo, dove ha colto un sedicesimo posto. In qualifica era secondo, al primo intertempo della finale era quarto. Nel 2010 il francese sarà più affamato che mai.
Alia Marcellini è la sorpresa italiana della stagione. Tricolore assoluta a Collio quando è ancora junior, dopo appena un paio di gare di alto livello, ha chiuso il mondiale di Canberra al quarto posto e ad un soffio dal podio. Nell’ambiente italiano, pieno di invidie e gelosie, è vista ancora come un corpo estraneo: ma ha carattere e voglia di fare che possono portarla lontano. A Schladming, su una pista difficile da digerire, una caduta in cui ha perso un po’ troppo tempo nel risalire in sella l’ha tagliata fuori dalla finale. Per lei un 23esimo posto in semifinale.
Sam Hill ha impressionato. Guida aggressiva, più pulita del solito, nelle curve finali non ha tirato alla morte, come suo solito, a dimostrazione di un’importante maturazione a livello di consapevolezza dei propri limiti. Dopo una serie di gare buttate nella spazzatura, con cadute clamorose (Val di Sole, Vallnord) o errori grossolani, il nuovo alieno pare abbia trovato la sua dimensione di dominatore. La giacca dorata che ha indossato sul podio finale, ricordo Specialized di Shaun Palmer, ha dimostrato una volta di più che il campione musone e duro degli scorsi anni ha lasciato spazio ad un ragazzo che vuole vincere e divertirsi. Vittoria in qualifica, vittoria in finale, vittoria in coppa del mondo. Il prossimo anno vuole aggiungerci anche il mondiale.
Pietro Caire, junior al primo anno, ha esordito in coppa ben supportato dal team Argentina bike, che ha portato in giro per l’Italia un folto gruppetto di giovani promettenti per tutta la stagione. Pietro deve ancora crescere, ma vedendo ciò che ha fatto il compagno Andrea Gamenara, ad un soffio dalla qualificazione, non si può che ben sperare. Per lui un 156esimo posto senza sbavature, a 48 secondi da Hill.
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I risultati del downhill e del four-cross di Schladming.
La seconda parte del racconto fotografico.
La terza parte.
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