Lorenzo Suding racing diary #15: Collio… è cominciato molto male, ma è finito molto wuay!
Sono arrivato con Rob (barista del pub di Aosta) giovedì sera. Siamo arrivati con la musica che pompava in canottiera e ciabatte, e i primi che abbiamo incontrato erano Bugno, Cozzi e Silva. Sembravamo due sballoni che cercavano il prossimo rave. Ahahah! Venerdì è cominciato normalissimo e il tempo andava ancora. Preso i due lift per arrivare su e sceso cinque sponde di troppo per spingere su la bici in partenza e iniziare l’allenamento. Mi sentivo tranquillo. Ero rilassato dalla grigliata di mercoledì che era stata uno spettacolo. Eravamo in 15 tra amici a mangiare salamelle con birra ascoltando della musica punk. Cosa vuoi di più…
La mattina ho fatto 5 giri solo nella parte alta della pista perche la seggiovia era troppo lunga da fare tutta e il tempo minacciava. Non volevo rimanere bloccato sotto la pioggia come l’anno scorso.
Al quinto giro sono sceso fino all’arrivo e ho fatto appena in tempo a schivare la tempesta! Sotto la tenda del camper dei Bionaz mi bagnavo lo stesso, quindi sono entrato nel camper dei Cozzi e guardavamo fuori come tutta l’acqua e la grandine dell’universo scendeva sui nostri gazebo.
Quando è finita la tempesta ed è uscito il sole e tutti i laghetti sul parcheggio evaporavano a vista d’occhio. L’umore degli atleti non era proprio buono e pochi erano gasati a girare per due motivi: la pista era un disastro, piena di pozzanghere, di grandine; il percorso non era tracciato per niente e non volevamo allenarci su delle linee che non sarebbero state nel tracciato di gara. Abbiamo tutti deciso di non girare per far capire all’organizzazione che eravamo incazzati… Dopo un pranzo al ristorante con Mili, Cozzi e Galimba abbiamo cercato di passare il tempo in diversi modi. Gente chiacchierava, mangiava e beveva, o altri come Gamby erano sdraiati sotto il sole con la musica nelle orecchie. Io invece volevo divertirmi un po’ e quindi ho preso una birra e il long board di Rob per scendere dalla strada che sale dal campo gara in alta valle per fare due curve senza maglia. Peccato che nessuno mi ha spiegato che se non fai tante curve in due secondi prendi una velocità assurda, e mi trovavo da un momento all’altro a 50 all’ora su uno skate con una birra in mano, che mi pisciavo addosso! Per frenare ho avuto la brillante idea di mettere un piede sull’asfalto. Lo skate si imbarcava ed ero costretto a saltare giù e correre come un pazzo. Ce l’ho fatta a fare tre passi, ma il terzo mi ha mandato in avanti per poi arrotolarmi sul caldo asfalto con la schiena. Dopo un bel lavaggio di cervello mi sono ritrovato seduto in mezzo alla strada con la birra che gocciolava dalla mia faccia e la lattina ancora mezzo piena in mano. Brook MacDonald che mi seguiva in bici mi chiedeva con una espressione shockata «You ok?» e io ridendo e dicendomi «Che scemo che sono!» ho fatto un altro sorso e poi mi sono ributtato giù, questa volta facendo tante curvette… Tutti erano preoccupati e più mi parlavano della mia schiena più mi faceva male. Dopo che mi ero pulito con l’alcol, il mio amico sardo Giovanni di Zema mi ha messo una roba artigianale di erbe selvatiche sulla schiena che mi faceva più che male, ma che doveva impedire che si formasse la crosta.
Di sera dopo la pizza alla bresaola sono uscito alla festa del paese con Wyn Masters e Brook e abbiamo cominciato a bere un po’ per aspettare il super Dj Josef Meloni suonare! Gia il nome ci faceva piegare dalle risate ed eravamo di buonissimo umore raccontandoci solo cazzate… Quando ha cominciato a suonare Meloni ci siamo scatenati sulla pista da ballo e non abbiamo smesso di ballare come degli scemi fino all’una… La gente ci guardava come se fossimo uno spettacolo di tre pazzi pagliacci, e non ho riso così tanto in mesi. Mi ha fatto proprio bene divertirmi un po’ dopo una giornata un po piena di polemiche e confusione.
Ho aperto i occhi e ho sentito l’aria fresca e l’odore di cornetti. Ho notato che ero da solo, scoperto a pancia in giù nel letto matrimoniale in una stanza che mi sembrava sconosciuta e con la porta del balcone aperta. Vi capita spesso di sentirvi di essere a casa quando invece siete in tutto un altro posto? A me spesso. A volte è brutto, a volte bello. Diventa un problema quando invece ti svegli a casa tua ma non sai dove sei. Erano le 8 ed ero tranquillo come se fosse un weekend a casa. Ho beccato Rommel a colazzione che era anche lui da solo, quindi ci siamo seduti a un tavolo assieme, italian style. Un capuccino, una brioche e via. Al campo gara la mattina sono un po’ irritabile e cercando di togliere il gioco nelle boccole dell’ammortizzatore con dei pezzi di alluminio da una lattina di birra… e dopo un po’ che non funzionava ho stretto il perno troppo forte, spaccandolo in due. Avevo voglia di andarmene a casa, ma sapevo che se andavo da Ancillotti mi poteva aiutare. Infatti dopo un po’ di prove abbiamo trovato il modo di farmi girare. Ha iniziato a piovere forte di nuovo e quindi la giornata si è accorciata già a metà.
Il primo giro alle 2 ero un po’ rincoglionito. Andato su con Brook per vedere se la pista è veramente così brutta nel bagnato come tutti dicono. Era già stata accorciata a metà che partiva dal pianetto a fianco all’arrivo della prima seggiovia. Ho dimenticato subito che la pista era bagnata e ho datto tutto gasss! Che poi su un pezzo veloce sulla ghiaia che ti porta su un step-up ho beccato due sassi, perdendo il manubrio e cadendo col petto sul manubrio e entrando a 40 all’ora nel salto col petto come Superman, ma senza i suoi super poteri. Sono rimasto a fare versi strani per un paio di minuti, poi sono ripartito.
Arrivato giù ho notato di aver la ruota anteriore storta, e guardando bene il perno passante ho notato che era rotto. Brook mi ha detto che gli è successo lo stesso. Mi sono fatto aiutare da Tomaso e da Sergio dal team Surfing shop. Avendo risolto quello, mi mancava solo trovare una soluzione per il bullone dell’amortizzatore mi ha aiutato il grande meccanico ligure dell’Argentina bike, che mi ha fatto un lavoro piu preciso che gli ingegneri della GT! Grande……..!
Mi sentivo un po’ a pezzi, con il petto e la schiena doloranti, ma poi con la bici di nuovo a posto e con l’aiuto del dottor Perardi e della pilola che mi ha dato, mi sono rimesso in pompa per le 5.30, quando potevano allenarci solo i primi 5 di tutte le categorie per un’ora. Ho fatto 3 altri giri a manetta a mi gasavo a stecca! Ero felicissimo di aver ritrovato il mio flow. Ero troppo di buon umore, poi pizza con il mio team di nuovo quasi completto (manca Justyn Norek) a tavola. Che giornata!
A letto presto guardando Una Notte da leoni sul mio laptop addormentandomi alle 11. Sta volta Mili dormiva dormiva con me in stanza. Poveraccio, ho russato e non è riuscito a dormire bene. Però vi posso giurare che non è stata tattica.
Domenica mattina alle 6.30 Mili era già fuori, mentre io continuavo a dormire. Svegliato alle 8 perché dalle 7.30 suonava la sveglia e non ci stavo ancora dentro, quindi ho deciso di saltare la colazione per dormire un po’… Ho visto la coda che andava fino alla strada che c’era per la seggiovia, quindi ho dato gas a mettermi in coda. Un giretto con Galimba ma ero cosi rincoglionito che non riuscivo a capire le linee. Per la seconda prova non ho fatto in tempo, con tutta quella dannata coda, ma ero tranquillo perché sapevo che gli altri non hanno potuto allenarsi tanto di più, e in più la pista la trovavo facile, quindi ero abbastanza pronto. Con la qualifica avevo ancora una run da fare per ripassare.
La bici era a posto e io mi sentivo a mio agio. Massimo ci ha comprato a tutti una busta piena di frutta fresca per non mangiare un’altra pizza prima della qualifica… Su in partenza tutti erano tranquilli. Dovevo partire per ultimo, una cosa che a me non piace perché l’aria in su è così tesa, ma allo stesso tempo tutto diventa silenzioso e l’unica cosa che senti è l’orologio. Parto deciso volendo andare al 100% e quindi pedalo e lascio andare i freni in pietraia, picchio su una pietra appuntita e foro dietro.
Subito mi è venuto in mente Milivinti, che l’anno scorso si è rovinato il campionato a Pila, perche in finale aveva tanta gente da sorpassare… Mi toccava scendere sul cerchio che rimbalzava sulle rocce, facendo tanto rumore che mi facevano pena. Non ci potevo credere di aver finito in ottava posizione assoluta. Partivo come quart’ultimo negli élite.
Per pranzo siamo tornati un attimo in albergo con Mili, Cozzi e Mascherini. Stavolta ha insistito il nostro DS di non mangiare pizza. Abbiamo trovato un compromesso con Milivinti di prenderne una grossa da dividere tra tutti. Dopo la pasta in bianco è arrivata la pizza più gigante mai vista. Tutti contenti, dopo il caffè ci siamo diretti al gazebo per mettere a posto le bici. Masters mi ha cambiato la ruota e messo una gomma nuova. La mitica Minion FR slow reezay che mi ha scambiato Edo Franco per un high roller. La bici era pronta quando ho messo su i pedali 50/50 flat che mi ha dato Alan Beggin in cambio du un attacco manubrio. Siamo dei pusher, noi discesisti…
Era ora di salire e mi sentivo bene. Ero andato su con Davide Bionaz e parlavamo del più e del meno, cercavo di distrami un po’. La tensione era alta nell’area di partenza, ma io ero molto tranquillo. Magari era il pranzo, ma non sentivo nessun’ansia. Anzi in qualifica mi ricordavo molto più teso. Prima di mettermi un attimo sui rulli sono sceso a piedi alla pietraia per analizzare un attimo la situazione. Dopo dieci minuti di rulli ho preso la bici per entrare nella formazione dei corvi per scaldarmi. E’ interessante come in partenza i rider vanno tutti nella stessa direzione e non si parlano perché si concentrano, quardando giù.
Ho visto gli ultimi junior partire e quindi per tifarli un po’ ho preso una bottiglietta d’acqua vuota e ho messo dei sassi dentro per fare rumore. A fianco della pista, sul primo rettilineo, mi sono messo a urlare «Wuay pedala bastardo!» facendo tanto rumore. Ero l’unico che tifava, e sembravo un po’ scemo.
Mi mancava ancora un quarto d’ora che ho usato per fare dello stretching e poi due tre volte simulare la gara. Devo ammettere di aver fatto un rituale nuovo, che non osavo mai fare. Una volta, l’anno scorso, mi raccontò Adam Brayton che prima di ogni gara si imaginava la vittoria e il podio. Una cosa che a quel momento mi sembrava arrogante o almeno un po’ strana. Ma dato che non l’ho mai provato, perché non farlo qui? Chiudevo gli occhi dopo aver ripassato tutte le linee fino al traguardo, mi immaginavo la folla che impazziva per il mio tempo. Mi gasavo e sentivo che ero più motivato. Penso che non ero mai cosi tranquillo e fiducioso prima di una gara. Aprendo gli occhi ho visto Andrea Bruno in partenza e Bruno Zanchi dietro in coda. O dio! Devo partire dietro Andrea mi viene in mente! Subito giù di corsa che ero il prossimo. Mi è venuto un po’ di brivido, ma mi sono calmato una volta che mi sono messo la mascherina. Race mode! Sento dire da qualcuno «Cozzi 3:43!». Non male, è tornato subito forte, quel bastardo! Butto la vista sul tracciato.
30 secondi, ha detto il commissario. Guardavo il rettilineo con ansia. 10… 5… Wuuuuuuay! Pedalo fino all’entrata del bosco, tutto va bene, sono sciolto e non sento la fatica. La pietraia non l’ho mai fatta così pulita, mi sentivo bene e facevo strada. Le curve di ghiaia strette erano scivolose, così entravo calmo, ma uscivo scatando easy, non volevo esagerare perché la ghiaia è bastarda. Passate quelle mi toccava solo fare lo step-up step-down nel prato, pedalare qui e lì e staccare bene dopo il salto del prato prima del destro-sinistro. Sentivo le urla e mi gasavo un bel drift con i piedi su. Ero sciolto e sentivo che questa dovevo portarla a casa. Nell’ultimo bosco era decisivo scalare marcia bene prima della risalitina per non perdere nulla anche lì. Uscito sull’ultimo pezzo di curva che si vede dall’arrivo, sentivo già le urla che mi gasavano ancora di più! Non sentivo la fatica e mi divertivo come un pazzo! Due curve, due droppettini e giu l’ultimo step-down all’arrivo! Ce l’ho fatta, sono primo per ora. Tutti mi facevano i complimenti, ma io cercavo di non emozionarmi, che c’erano ancora tre persone in gara. Zanchi, Gamby e Mili. E sinceramente Mili mi inquieteva tanto. Zanchi arriva dietro, Gamby anche. E poi Mili cade. Un attimo di confusione, a quando sento lo speaker dire «Lorenzo Suding neo campione italiano» mi viene un sorriso in faccia che non riesco a togliere finché vado a letto. Tutti venivano ad abbracciarmi e a farmi i complimenti! Ero al settimo cielo. Ho realizzato che ce l’avevo fatta e quest’anno sono riuscito a compiere una della due mete piu importanti delle mia carriera!
Il podio era fantastico e io barcollavo e urlavo come un vandalo! Tutti erano super gasati, tutti tifavano tutti, e facevamo tutti un bordello pazzesco! Perciò voglio ringraziare quella folla di pazzi che ha tifato, spruzzato, bevuto, e sopratutto urlato…. WUUUUUUUUUUAY!!! GRAZIE! WUUUUUUUUUUUUUUUAAAAAAAAAAAAAAAY!!!
Vorrei ringraziare…
Antonio Silva, per avermi seguito così bene da quando sono in Nazionale, con tutti i piani di allenamento e per tutte le trasferte in nazionale così ben organizate.
Il mio team, Dytech DH, per tutte le trasferte pagate.
La GT, per la bici più assurda che ho mai provato.
La mia famiglia Elena, Paul e la mia amatissima sorella Lucrezia, per tutto il loro supporto nella mia vita sportiva.
Franco Ferrero del Risico bike shop a Torino per tutto il suo aiuto nella mia vita in Italia.
E tutti gli amici che mi tifano e mi vogliono bene. Urlate come dei vandali quando passo in bici!!!
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