10 domande a… Andrea Bruno
Andrea Bruno è uno degli atleti più polivalenti del panorama gravity italiano. Un passato nel BMX e nel motocross, Andrea è approdato al downhill a 26 anni come amatore, entrando poi tra gli élite dal 2005 e ben figurando sin dalle prime gare ufficiali. Con il team Argentina bike di Roberto Vernassa è cresciuto ed è arrivato sino ad un 28esimo posto in coppa del mondo, nel 4X, a Schladming, e un 24esimo a Pila, sempre nel 2005. Infortunatosi ad inizio stagione 2007, Bruno è tornato nel 2008 con un team tutto suo e un progetto ambizioso: diventare team manager e portare un gruppo di giovani italiani ad alti livelli, con un progetto di comunicazione e di immagine ambizioso e finora assente nel piccolo mondo del downhill italiano. Il progetto proseguirà nel 2009, con l’approdo al team di altri giovani promettenti e una partnership rafforzata con MDEbikes.
Andrea scrive da anni per il mensile Tutto mountain bike, sul quale ha curato negli ultimi anni una rubrica di tecnica di guida e la fortunata rubrica “Una giornata di riding con…“, che proseguirà anche in questa stagione. Dal lato personale, Andrea è diventato papà di due gemelli da pochi giorni: congratulazioni (soprattutto alla mamma).
1. L’evento più bello della stagione
Direi il campionato italiano di Pila per la cornice di pubblico, la pista e il livello della competizione, anche se per me è stato un week end all’insegna del dolore e del malumore…
Altro evento che mi è piaciuto moltissimo è stata la tappa di Superenduro di Salice d’Ulzio, mi sono divertito da morire ed ho riscoperto un certo modo di andare in bici.
2. La giornata peggiore
Nella vita privata sicuramente la morte del mio nonno paterno, con cui sono cresciuto e ho avuto la fortuna di condividere tante esperienze.
In bici, la caduta e la conseguente contusione al polso ad una settimana dagli italiani, quando finalmente iniziavo a sentirmi bene dopo l’operazione alla spalla.
3. La gara e il percorso più bello del calendario italiano
Pila è certamente il fiore all’occhiello del nostro panorama, ma ho visto del buono anche all’Abetone considerando che era la prima esperienza per la località.
4. Il tuo idolo di tutti i tempi, nel mondo del downhill
Come downhiller direi Vouilloz, in generale Jean-Michel Bayle.
5. Come è cambiato il mondo del downhill da quando gareggi? E le biciclette?
Mi sono avvicinato alla discesa relativamente tardi, per cui ho visto dei cambiamenti, ma non così marcati come nel caso di chi ha vissuto la DH sin dagli albori. Sicuramente il livello, negli ultimi 4-5 anni, è salito ed in particolare trovo che ci siano più rider che possono alternarsi nelle prime 10-15 posizioni a livello nazionale rispetto a qualche anno fa.
E’ cambiata la “voglia” di fare bene e di dare immagine da parte delle squadre, meno la voglia degli sponsor di sostenere concretamente l’ambiente ma in questo non possiamo fare tutto da soli (intendo rider e team manager).
6. Quale ruolo pensi dovrebbero avere i media in questo sport?
Rispondo con una domanda e una provocazione: quale ruolo dovrebbero avere CONI e FCI perché i media iniziassero ad interessarsi al nostro sport? C’è tanta buona volontà da parte di tutti gli attori, c’è passione, capacità di sacrificio ma senza un supporto anche politico molti di noi non possono permettersi di dedicarsi a questa attività in maniera professionale e il gatto si morde la coda: niente soldi, niente professionisti (team manager e rider), nessuna cosa fatta in maniera professionale, niente soldi.
7. Che cosa serve per far crescere il movimento?
Servirebbe la consapevolezza di non essere soli (rider e team manager) a volerlo far crescere. Lo sforzo, la passione, l’entusiasmo di chi vorrebbe vederlo diventare uno sport più diffuso non bastano.
Purtroppo siamo vittime anche qui del “dio denaro”. Con altri interessi e aiuti adeguati da parte di federazione, sponsor e media i giovani potrebbero essere più attratti perché sarebbe realistico pensare di praticare il nostro sport da professionisti.
In concreto, però, l’unico modo per farlo crescere e divulgarlo tra i giovani, è aumentare la massa critica di chi lo pratica, di chi lo può far conoscere e quindi aumentare l’interesse di chi lo vede praticare. Il problema è che a tirare il carro sono sempre gli stessi buoi…
8. I tuoi obiettivi per il prossimo anno
Il mio obiettivo principale per il 2009 è essere un buon papà. Io e mia moglie Mara siamo diventati genitori di Thomas e Rebecca, fratelli gemelli nati il 13 gennaio. Questa è sicuramente la mia più grande vittoria di sempre!
In termini agonistici, la nascita dei miei figli sarà allo stesso tempo un limite, per il notevole impegno che richiedono (e con due vi assicuro che è molto rock’n roll), e uno stimolo ulteriore a fare bene.
Come rider cercherò di sfruttare l’esperienza e di “massimizzare” i risultati, consapevole dei miei punti di forza e di debolezza; come team manager cercherò di aiutare il più possibile i miei ragazzi e trarre soddisfazione dai loro risultati. Spero in un buon recupero di Matteo Milliery, ancora un po’ acciaccato, e in un salto di qualità da parte di Daniele Cosseta che sta lavorando meglio rispetto allo scorso anno. Tra gli altri sono fiducioso di una crescita per il neo acquisto Cristian Mazzolini e del giovane Cesare Condarcuri tra gli allievi.
9. Un giovane emergente su cui scommetteresti per il futuro
Senza nulla togliere a Franceschino Colombo, sulle cui qualità non ho alcun dubbio, ho particolari aspettative e nutro un certo affetto per Gianluca Vernassa, avendolo frequentato quando correrò per il papà Roberto e lui veniva a vedere i grandi che si allenavano “a casa su” scendendo già dalla pista di San Romolo con la sua frontina con ruote da 24”… un grande!
10. Il 2008 verrà ricordato per…
Personalmente, per il concepimento dei miei due bimbi, per il positivo debutto ufficiale nelle gare della scena gravity da parte delle biciclette MDEbikes e per la nascita del nostro team, che nel 2009 si chiamerà Ready2Ride – MDEbikes.
Link
Il sito del team Ready2Ride – MDEbikes.
Lo spazio web di Andrea Bruno.
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