10 domande a… Marco Milivinti
Marco Milivinti è il cuore del downhill italiano. Cuore e polmoni. «Marco parla poco, va tanto in bici e suda ogni risultato», dice di lui l’amico-rivale Alan Beggin. Il valtellinese, fino alla scorsa stagione in sella al team Ancillotti, nel 2007 e nel 2008 si è tolto delle belle soddisfazioni e, escludendo un paio di infortuni di troppo, è stato l’emblema della regolarità. Tutto inizia a Vigo, nel 2007, con un eccellente decimo posto in coppa del mondo, per poi proseguire sulla terribile discesa di Champéry, dove entra nei top rider sia in qualifica, sia sotto il diluvio della finale. I risultati migliori, il “Mili” li coglie in casa. Vince a Caldirola, nel 2008, in un inizio di stagione esaltante nel quale sembra dover dominare il calendario italiano. Poi è il migliore degli italiani, 15esimo, al mondiale di Commezzadura, e coglie un ottimo quarto posto all’europeo di Caspoggio.
A luglio inizia a girare storto: prima l’italiano a Pila, dove fora in qualifica e butta la gara in cui era favorito d’obbligo in finale. Poi si infortuna ad una caviglia a Canazei, compromettendo la classifica del circuito italiano e le successive tappe di coppa del mondo.
A fine stagione la firma con il rafforzatissimo team Dayco, per un 2009 in cui l’obiettivo primario, oltre alla maglia tricolore, è entrare costantemente nei primi venti in coppa del mondo.
1. L’evento più bello della stagione
Credo il mondiale di Val di Sole soprattutto per il bel risultato che ho ottenuto!
2. La giornata peggiore
A livello sportivo il campionato italiano di Pila, sono andate storte un po’ di cose…
3. La gara e il percorso più bello del calendario italiano
Dico Pila veloce e divertente, anche se forse mancava qualcosa di veramente tecnico.
4. Il tuo idolo di tutti i tempi, nel mondo del downhill
Dico Sam Hill per lo stile, la velocità, l’innovazione tecnica che ha portato, ma anche Nico Vouilloz: 10 modiali e quanto va forte adesso nei rally?
5. Come è cambiato il mondo del downhill da quando gareggi? E le biciclette?
È evidente l’evoluzione delle bici, tecnologiche e performanti; ma anche la tecnica progredisce. Credo che da qualche anno, a livello mondiale, escano dei personaggi che spostano un po’ più avanti il limite di tutti.
6. Quale ruolo pensi dovrebbero avere i media in questo sport?
Credo che i media siano fondamentali per lo sviluppo di questo sport e dobbiamo farli avvicinare il più possibile.
Penso anche che una buona parte del pubblico che segue gli sport più “mediatici” sarebbe ben felice di avvicinarsi al nostro mondo, a patto che abbia informazioni, notizie e quant’altro che offrano TV, stampa e internet. Non c’è dubbio sulla spettacolarità e sull’adrenalina che trasmettono le discipline mountain bike gravity.
7. Che cosa serve per far crescere il movimento?
Oltre al ruolo dei media, credo che alla base, oltre ai bike park, servano delle strutture quali campetti da dirt o simili dove i ragazzini possano andare a divertirsi al pomeriggio come fanno con il campetto di calcio sotto casa.
8. I tuoi obiettivi per il prossimo anno
Riconfermarmi tra i primi in Italia e soprattutto far bene nelle gare di coppa cercando di entrare nei primi venti.
9. Un giovane emergente su cui scommetteresti per il futuro
Credo che i nomi che tutti conoscono di Gianluca Vernassa, Francesco Colombo e Carlo Caire abbiano tutte le possibilità per fare strada
10. Il 2008 verrà ricordato per…
La caduta all’ultima curva di Sam Hill in Val di Sole, ma come la stava facendo???
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