In Val di Sole spettacolo da “10″. Appuntamento a Canberra
I mondiali più belli della storia sono sempre gli ultimi. Forse.
Perlomeno, ogni anno al termine della rassegna iridata, ci si chiede cosa ha funzionato e che cosa poteva essere migliorato, a tutti i livelli: organizzazione, percorsi, atleti, copertura dei media.
Iniziamo proprio da quest’ultimo aspetto. Per chi non ha avuto la fortuna di andare a vedere con i propri occhi gli atleti in Val di Sole, la Rai ha proposto qualche ora di immagini da Commezzadura, su Raitre e Rai Sport più. Un commento tecnico scarno, durante il quale Alessandro Fabretti e Davide Cassani parlavano a ruota libera di strada o di ciclocross, di canoa e di acqua, non accorgendosi di forature macroscopiche, stupendosi dell’ammortizzazione delle biciclette, delle protezioni, dei caschi integrali: un po’ come se si stupissero ogni volta per le ruote lenticolari o per le appendici al manubrio durante una cronometro.
Sicuramente è un primo, doveroso, passo verso uno sfruttamento del potenziale eccezionale che questo sport può avere a livello televisivo. Nessuno ha capito perché la Rai abbia deciso di coprire in diretta gli eventi femminili (downhill e cross country) che, con tutto il rispetto per le ragazze, sono di sicuro minore appeal come spettacolarità, e in sintesi quelli maschili e del four-cross, ma qui subentrano le problematiche di palinsesto. Freecaster e il web, dall’altro lato, proponevano tutto in diretta, con un commento più competente (Rob Warner può essere considerato un Cassani del downhill), e con ad affiancare i due telecronisti i vari Greg Herbold, Bas De Bever, Rachel Atherton che, nulla da togliere a Bruno Zanchi e Antonio Silva chiamati a dare un po’ di brio e competenza in Rai, sono autentici miti di questo sport. Non basta l’impegno, e non basta soprattutto proporre downhill e four-cross soltanto una volta all’anno: oggi che ogni evento Uci è coperto televisivamente, diffonderlo con costanza e professionalità è un’esigenza della tv nella lunga lotta contro il web, che ormai fa decine di migliaia di contatti.
L’organizzazione e i percorsi sono stati impeccabili. Gli elogi per i tre tracciati sono stati unanimi da parte di tutti gli atleti, a partire dal tecnicissimo downhill di Pippo Marani, all’equilibrato four-cross di Phil Saxena, al selettivo cross country: qualcuno ha mugugnato per la distanza degli uffici, sparsi per la valle, e per la mano pesante e ferrea adottata dagli alpini addetti al controllo del percorso e alla sicurezza. Quando Dan Atherton è corso ad abbracciare la sorella, nuova campionessa del mondo, è stato “placcato” da una “penna nera”: scene come questa andrebbero evitate.
La valle è stata perfettamente raggiungibile, il trenino, le navette e la telecabina hanno smaltito rapidamente il grande numero di spettatori accorsi, i prezzi calmierati in gran parte degli esercizi pubblici ha evitato le solite furbate. Pubblico di grandi numeri, ma non grandissimi: per il cross country l’interesse è stato eccezionalmente basso, il grande pubblico di DH e 4X non ha mai riempito tutti gli spazi preparati.
Dal punto di vista agonistico, gli eventi sono stati ai massimi livelli in tutte le discipline: ricorderemo a lungo il dominio in pista e poi la caduta di Sam Hill, quando era lanciato verso la medaglia d’oro, i 12 secondi che la Atherton ha rifilato alla povera Sabrina Jonnier, la maxi-caduta in partenza nella finale del four-cross, la beffa per Anneke Beerten, ma anche la tripletta svizzera sul podio del cross country e il terzo oro di Marga Fullana. Nel nostro piccolo, ricorderemo il quindicesimo posto di Marco Milivinti e la soddisfazione dei giovani junior, ripagati degli sforzi con ottimi piazzamenti.
Qualche polemica è sorta riguardo alle protezioni: qualche atleta di troppo scendeva in “skin suit” senza pettorina, ginocchiere, paraschiena, addirittura qualcuno senza guanti. Altri avevano addirittura il leatt brace, altri ancora solo quello (mah!). La libertà è un’ottima cosa, ma l’Uci dovrebbe pensare anche alla salute degli atleti, forse con qualche novità al regolamento.
Tornando al lato sportivo, qualche giornalista britannico, è rimasto colpito dallo strano atteggiamento adottato nei confronti di Hill da parte di Steve Peat e Gee Atherton, nel parterre d’arrivo e durante la cerimonia protocollare – che comprende premiazione e conferenza stampa obbligatoria, anche per gli sconfitti – che lo avrebbero trattato freddamente, al limite dello sfottò. E’ notorio che il campione australiano non sia di molte parole e risulti tutt’altro che simpatico, ma mancare di rispetto al campione del mondo uscente dimostra poco tatto, a prescindere dall’agonismo.
Insomma, molte luci e qualche (piccola) ombra. L’appuntamento iridato prenderà una lunga pausa con il vecchio continente, per approdare in Australia, a Canberra, nel 2009, e in Canada, a Mont-Sainte-Anne, l’anno successivo.
Quali sono i mondiali più belli di sempre? Quelli del prossimo anno, ovviamente.
Link
La polemica Peat-Atherton VS. Hill su Descent-World.co.uk.
I risultati delle gare: downhill élite, downhill junior, four-cross.
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